Con grande sorpresa abbiamo ricevuto una nuova lettera da parte dell’Amministrazione comunale di Cologno Monzese, in cui ci viene nuovamente richiesto di lasciare gli storici locali di via Neruda 5. La lettera è firmata dal sindaco Angelo Rocchi, dall’assessore ai rapporti con le associazioni Dania Perego e dall’assessore al demanio e patrimonio Gianfranca Tesauro.

Facciamo un passo indietro. Dopo la prima lettera di invito a lasciare i locali (18 aprile), abbiamo chiesto ben due incontri con la giunta (26 aprile e 8 maggio), in cui si è avviata una trattativa per regolarizzare la presenza nella sede assegnataci nel 2006. Trattativa che si è caratterizzata per la nostra apertura al dialogo e per la ricerca di una soluzione condivisa. Nell’incontro dell’8 maggio abbiamo ribadito questa apertura e sottolineato la valenza di coesione sociale (e quindi anche di prevenzione del disagio) del nostro lavoro decennale sul territorio. Abbiamo anche sottolineato come le attività da noi svolte non possano essere considerate sostitutive dei servizi pubblici comunali (che anzi noi vorremmo salvaguardare e ampliare), ma tutt’al più complementari e di supporto.

La valenza sociale dell’attività delle associazioni della Casa in Movimento è stata riconosciuta dalla giunta. Leggiamo infatti nell’ultima lettera: “confermiamo di non avere dubitato della valenza sociale delle attività da Voi condotte e dell’apprezzabile apporto che il Vostro sodalizio offre alla coesione della nostra città“.

E qui arriva la chiusura.

Sempre nell’ultima lettera, leggiamo: “rilevata […] la vostra impossibilità manifestata durante i recenti incontri a sostenere gli oneri economici che deriverebbero dalla regolarizzazione della vostra posizione, va da sé l’inammissibilità della vostra presenza […] ed è conseguente e necessario l’avvio del procedimento di riacquisizione di detti locali“.

Le parole sono importanti: detta “impossibilità” a pagare non è mai stata manifestata (tanto meno per iscritto); quello che abbiamo manifestato durante gli incontri è una concreta difficoltà. Siamo infatti associazioni auto-finanziate, i cui membri sono volontari che impiegano il proprio tempo libero dal lavoro; le nostre iniziative sono per scelta a titolo gratuito perché vogliamo garantire l’inclusione socio-culturale di tutti gli abitanti di Cologno, indipendentemente da quanti soldi abbiano da spendere. E’ evidente che sborsare migliaia di euro per avere una sede comunale (quindi finanziata anche dalle nostre tasse) non è un passaggio facile. Noi ci saremmo aspettati un ulteriore incontro per proseguire la trattativa. Ne guadagneremmo tutti: l’Amministrazione, le nostre associazioni, la città.

A maggior ragione avrebbe senso continuare la trattativa, perché l’8 maggio sindaco e assessori si sono impegnati a comunicarci la cifra di eventuali utenze e canoni d’affitto, condizioni che la stessa giunta ci ha posto per rimanere nello spazio. Tale cifra non ci è ancora stata comunicata ufficialmente e aspettiamo di conoscerla per poter prendere le nostre decisioni. Noi consideriamo ancora aperta la trattativa e per il momento non rifiutiamo nessuna opzione sul tavolo.

Concludendo: vogliamo continuare il confronto, e quindi come primo passo la convocazione di un nuovo incontro, perché non si può chiudere in maniera unilaterale la trattativa, men che meno via lettera. A maggior ragione visto l’apprezzamento manifestato dalla giunta per il nostro operato.

Il collettivo della Casa in Movimento