Nella conferenza stampa di giovedì 13 luglio, la Casa in Movimento ha annunciato di aver dato mandato al proprio avvocato di presentare ricorso al TAR contro l’ordinanza di sfratto ricevuta.
La Casa in Movimento è uno spazio in cui hanno sede, operano e svolgono attività completamente gratuite, senza scopo di lucro e aperte al territorio le associazioni (regolarmente iscritte all’albo comunale) Laboratorio Contro la Guerra Infinita e Associazione Cultura Popolare. La prima esiste sul territorio di Cologno dal 2003 e la seconda dal 1992.
Ripercorriamo i passaggi principali della vicenda relativamente all’uso dello spazio sito in via Neruda 5.
- C’è un verbale di consegna chiavi firmato da assessori e dirigenti nel 2006 (di cui sindaco e assessori di oggi sono a conoscenza e in possesso) che testimonia che non siamo entrati nei locali in modo “abusivo”. L’irregolarità, di cui non siamo responsabili, sta nel fatto che a questa consegna chiavi non è seguita una formalizzazione su carta di un contratto d’uso gratuito dei locali, che è tuttora possibile grazie a una delibera sempre dell’amministrazione del 2006.
- Ad aprile 2017 la giunta ci ha fatto arrivare via lettera l’intimazione a lasciare i locali. Delle precedenti intimazioni a lasciare i locali e successivi incontri con la giunta abbiamo già parlato qui e qui. In passato siamo stati contattati più volte dagli uffici comunali preposti, anche durante gli anni di questa amministrazione, per partecipare all’annuale festa delle associazioni della città. Questa giunta quindi aveva modo, se avesse voluto, di contattarci per formalizzare la nostra posizione invece di farci recapitare la lettera per liberare i locali.
- Il 26 giugno il Comune ha emesso un’ordinanza di sgombero forzoso dei locali sede della Casa in Movimento, in cui ci invita a liberarli entro 30 giorni dalla notifica della suddetta ordinanza, ovvero entro il 4 agosto prossimo.
Abbiamo quindi deciso di ricorrere al TAR contro questa ordinanza, che a parer nostro e dell’avvocato Montalto, ha diversi elementi di illegittimità. L’amministrazione comunale per requisire lo spazio avrebbe potuto ricorrere alla giustizia civile, dato che non ci sarebbero motivazioni fondate per procedere con urgenza. Invece ha scelto la via breve dell’ordinanza.
Riteniamo che dietro questa decisione si nasconda una chiara scelta politica: quella di sgomberare lo spazio il più in fretta possibile, magari in piena estate. Inoltre non è chiaro se e quali progetti concreti ci siano per questo luogo: nelle comunicazioni scritte che abbiamo avuto finora con assessori e sindaco ci è solo stato riferito che le attuali leggi obbligano i Comuni a monetizzare i propri immobili. Dunque perché ignorare la nostra volontà, messa nero su bianco, di pagare un affitto? Perché tutta questa fretta di mandarci via, se ancora non ci sono progetti per quello spazio? E se ci sono perché non dircelo e comunicarlo pubblicamente anche alla cittadinanza?
Se, come ci hanno scritto nel nostro scambio di lettere, sindaco e assessori ritengono “apprezzabile” quello che facciamo, perché non darci quanto meno un’altra sede, se quella che abbiamo ora intendono destinarla ad altri usi?
Come vedete le cose che non quadrano sono parecchie, e non possono che farci dubitare della buona fede di questa giunta, e farci pensare che in realtà le parole di apprezzamento che sono state scritte su carta siano solo una presa in giro. Se la volontà è quella di mandarci via e ostacolare quello che facciamo, vuol dire che quello che facciamo non rientra nelle corde politiche di chi ora amministra, che evidentemente non vuole cittadini che liberamente si organizzino e si incontrino, soprattutto se non sono tutti italiani ma anche di altri paesi.
Evidentemente non ha interesse a che in città ci sia uno spazio in cui realizzare progetti nei quali si cerchi di coinvolgere chi non può permettersi il giretto tra le bancarelle di un mercatino in centro e che desideri un luogo d’incontro e di scambio sociale e culturale. Uno spazio in cui si cerchi di creare legami umani che sono quantomai necessari in questi tempi di paura e incertezza.
La cosa crediamo non sorprenda nessuno: non è un mistero che i partiti che compongono questa amministrazione, soprattutto la Lega Nord, abbiano in realtà come missione politica quella di dividere: prima “padani” contro meridionali, ora italiani contro stranieri. Come non è un mistero che l’attuale giunta abbia di recente scelto di patrocinare un evento organizzato da un’associazione legata al gruppo neonazista Lealtà e Azione, formazione con la quale peraltro governa anche a Monza. Questo dà un’idea delle associazioni che secondo loro meritano agibilità, dato che il patrocinio a quell’evento non è stato revocato, come noi e diverse associazioni tra cui l’ANPI avevamo richiesto facessero.
Il fatto che i partiti che ora amministrano Cologno abbiano vinto le elezioni dà loro diritto a scegliere cosa farne degli spazi comunali, ma non dà loro diritto di prendere in giro o trattare con prepotenza chi non la pensa come loro o fa cose che a loro non piacciono. Amministrare un territorio non vuol dire essere sovrani di un regno, e i cittadini non sono sudditi.
Ci aspettiamo dunque che la giunta faccia uno sforzo di trasparenza e dichiari pubblicamente le reali ragioni per cui ci vuole fuori, e se presenti, quali siano i progetti per lo spazio in cui attualmente abbiamo sede.
Meglio ancora, che faccia un atto coraggioso, che ci ripensi e riapra un tavolo di trattativa. Come abbiamo detto più volte, dato che crediamo nell’importanza di quello che facciamo, siamo disposti anche a pagare un affitto. In caso di silenzio riterremo confermate le nostre supposizioni.
Nel frattempo, come annunciato faremo ricorso al TAR per annullare lo sgombero, che riteniamo ingiusto e infondato.
Qui si può leggere la storia del Laboratorio contro la Guerra Infinita
Qui si può leggere la storia dell’ACP.
Il ricorso al TAR ha un costo di 2500 euro, che copre le sole spese amministrative. Per aiutarci a sostenere la spesa ecco l’IBAN: IT30C0572820700653320369502 intestato a Maurizio Attanasi (che è un nostro attivista).
Nella causale scrivere: “Per Casa in Movimento” e aggiungere il proprio nome e cognome.