Vista la gran quantità di commenti al nostro comunicato di denuncia degli atti vandalici volti a interrompere le attività della Casa in Movimento, ci sentiamo in dovere di fare chiarezza sul perché di quel comunicato. Oltre a ciò vogliamo esporre le motivazioni della vicenda cambio delle serrature, emersa con il comunicato del GTA in risposta al nostro.
Per prima cosa, torniamo ai fatti. Il 23 ottobre, ignoti hanno incollato le serrature di alcune porte della Casa, e per ben due volte (23 e 25 ottobre) bloccato con catena e lucchetto l’unica porta superstite. Rischiando tra l’altro di far saltare la prima lezione della Scuola Popolare Migranti Donne. Ci sembra una cosa grave. Ci sembra che questa sia un’azione da condannare, in tutta la sua meschinità, e di fronte alla quale non vogliamo stare in silenzio.
Perché tentare di fermare l’attività delle Scuole Popolari Migranti organizzate dall’Associazione Cultura Popolare, la ciclofficina Gasolio, le serate culturali e gratuite, i momenti di dibattito e approfondimento del Laboratorio contro la guerra infinita?
In seconda battuta spieghiamo brevemente, per chi ci conosce poco, o non ci conosce affatto, il progetto Casa in Movimento. La Casa in Movimento è un spazio conquistato in anni di lotte a Cologno, a seguito delle quali viene assegnato dal Comune all'Associazione Cultura Popolare e al Laboratorio contro la guerra Infinita, a patto che si costituiscano in associazione e nominino dei rappresentanti legali. Queste associazioni pertanto hanno la responsabilità, conquistata “sul campo”, di gestire lo spazio. La Casa, da quando è nata, non è solo un luogo fisico. È anche un progetto comune, una sensibilità condivisa, un luogo di crescita, di attenzione all’altro, di rispetto. Dove non esistono votazioni a maggioranza, perché le decisioni sono condivise da tutti e tutti si fanno carico delle loro conseguenze.
Dopo queste parole il contrasto con la decisione di estromettere un gruppo sembrerà ancora più evidente: la scelta però è maturata dopo una serie di avvenimenti cominciati circa sette mesi fa ed è stata molto sofferta. Non ne andiamo fieri, ma per come si sono evoluti i fatti, ci è sembrata l'unica possibile. Per questo, per comprenderne meglio i motivi, crediamo sia necessario conoscere la successione di questi fatti: ve li scriviamo, nudi e crudi, senza giudizi di sorta. Ci rendiamo conto che è molto lunga, ma se veramente vi interessa conoscere perché siamo arrivati a una decisione tanto drastica, vi invitiamo a leggerla per intero. Al termine ci saranno alcune nostre precisazioni.
Dicembre 2009: un attivista della Casa in Movimento, uscito dal Laboratorio contro la guerra infinita ed una persona che ha contribuito a formare il defunto Gruppo di Acquisto Solidale e Popolare, decidono di formare un nuovo gruppo. A seguito della comunicazione informale di questa volontà, i componenti della Casa, conoscendoli di persona ormai da tempo, acconsentono ad ospitare le riunioni del nuovo gruppo. Oltre ai due, al gruppo partecipano sia persone esterne alla Casa, sia persone che occasionalmente l'hanno frequentata in passato. Ci viene detto, genericamente ed informalmente, che il gruppo si occuperà di antirazzismo.
Febbraio 2010: la Casa in Movimento si impegna, nella sua interezza, alla preparazione di un evento in occasione dello sciopero nazionale dei migranti indetto per il 1 marzo. Il nuovo gruppo, che nel frattempo ha scelto il nome di GTA (Gruppo Territoriale Autorganizzato) chiede di partecipare all'evento; viene pertanto convocata una riunione in cui stabilire se e come il gruppo possa aggregarsi all'iniziativa. La Casa in Movimento vuole organizzare una lezione di scuola popolare in piazza, e ci sta lavorando da due mesi, attraverso un percorso fatto di riunioni, produzione di materiale, sempre insieme ai migranti, continue riflessioni e costruzione collettiva di ogni aspetto dell’evento; mentre il GTA vuole fare un presidio per denunciare la condizione dei migranti nei CIE. Ciò pone per la prima volta i due gruppi di fronte a delle profonde divergenze di metodo. Dopo una lunga riunione, dato che non si riesce ad arrivare ad un accordo, si decide che le iniziative della Casa e del GTA si svolgeranno separatamente.
Intorno a metà marzo 2010: poiché non tutti nella Casa conoscono il GTA e il suo progetto, viene convocata una riunione per chiedere al GTA di esporlo, nonché di confrontare metodi e obiettivi con quelli della Casa in Movimento. Per motivi non meglio chiariti, il GTA teme che questa riunione sia in realtà “un processo” nei loro confronti: tuttavia, accetta di partecipare.
26 marzo 2010: nella riunione ci viene esposto sommariamente il progetto di sportello di assistenza legale e la volontà, a partire da questo, ma senza spiegare concretamente come, di creare un comitato di lotta per il diritto alla casa. Inoltre durante la discussione emerge che il GTA, oltre a ritenere fallimentare il progetto della Casa in Movimento, rivendica di poter agire con i metodi che vuole, trattando, se il gruppo lo ritiene, le tematiche che preferisce; il tutto senza mai doverne discuterne con gli altri collettivi della Casa. Quando viene chiesto come questo si concili con la responsabilità di offrire un servizio a persone in serie difficoltà e con lo spirito della Casa in Movimento non ci viene data risposta. La riunione si svolge con toni provocatori da parte del GTA, cosa che fa degenerare il dibattito: ci saranno vicendevoli critiche, vecchi sassolini tolti dalle scarpe e qualche insulto. Dopo cinque ore la riunione termina con un nulla di fatto.
In seguito a questa riunione il GTA rimane ospite della Casa in Movimento; i membri del GTA che hanno fatto parte di collettivi della Casa mantengono possesso delle chiavi della sede. Il GTA, però, non rispetta gli accordi: non avvisa quando si svolgono i suoi incontri, se non in sporadiche occasioni e all'ultimo minuto; invita esterni spacciandosi come padroni di casa e non accettando di fatto lo status di ospiti e in futuro utilizzerà l'indirizzo della Casa per firmare le proprie comunicazioni.
14 giugno: riceviamo in riunione due “delegati” del GTA. Ci comunicano che stanno organizzando la festa della Casa con un concerto allo skatepark di Cologno, e ci chiedono di aderire. Hanno già stretto contatti con i gruppi musicali prendendo accordi con loro come Casa in Movimento. Vengono poi aggiunti dei dettagli: tra un'esibizione e l'altra, ci dovrebbero essere dei generici “interventi sulla crisi”, che ne spieghino le cause e gli effetti che avranno sulle nostre vite. Questa proposta ci crea imbarazzo: ancora una volta ci troviamo di fronte a qualcuno che presume di organizzare iniziative con logiche che ci sono completamente estranee e a nome della Casa, cioè a nome nostro. La proposta non ci piace anche perché riteniamo che un argomento del genere, così complesso, mal si concili con un contesto di svago come un concerto, in cui per forza di cose verrebbe banalizzato, non recepito o semplicemente non gradito. Per affrontarlo, secondo noi, andrebbe organizzato un evento ad hoc che abbia altre modalità: pertanto non desideriamo che una manifestazione impostata in questo modo venga associata alla Casa in Movimento. Anche in questo caso la discussione si accende, riaffiora qualche ruggine, e dopo un'ora di dibattito giungiamo alla conclusione che daremo al GTA una risposta via mail. Risposta nella quale motiviamo il nostro no partendo dal contenuto del progetto Casa in Movimento. Memori dell'esperienza del marzo passato, pensando che parlando di persona ci sia il rischio di una riunione con toni simili a quella passata, decidiamo che d'ora in poi la comunicazione con il GTA avverrà unicamente via email.
15 luglio 2010: primo fattaccio. Uno dei nostri compagni, scopre casualmente, recandosi alla sede, alcune persone del GTA usare i materiali della Casa per preparare gli allestimenti del concerto di cui sopra. Dato che non ci era giunta nessuna richiesta per il loro uso, chiediamo spiegazioni e ci viene risposto grossomodo che: “questo spazio è anche nostro e non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno”.
1 settembre 2010: dopo la pausa estiva, la Casa si riunisce per decidere come comportarsi di fronte a questo atteggiamento palesemente arrogante da parte del GTA. Concordiamo che a lungo andare la presenza di un gruppo che intende la convivenza con gli altri nella maniera che ha dimostrato di fare, sarebbe nociva per il lavoro di tutti gli altri collettivi; si decide quindi di chiedere al GTA la restituzione delle chiavi della sede. Inoltre, viene stabilito di pubblicare, a seguito dell'invio della comunicazione al GTA, un comunicato che renda ufficiale la rottura, chiarendone i motivi.
2 ottobre 2010: la sera della festa di inizio anno della Casa in Movimento il GTA si presenta con un ingresso "in massa". Consegnano alla chetichella ad alcuni una lettera, in cui rivendicano il presunto diritto del GTA a stare nella Casa, in quanto "cittadini", dal momento che secondo loro lo spazio sarebbe stato gentilmente concesso dal Comune appunto ai "cittadini". Informano dell'apertura imminente di uno sportello di assistenza legale per sfrattati alla Casa in movimento, con la collaborazione dell'Unione Inquilini di Sesto, senza specificare a che titolo e in che modo.
16 ottobre 2010: sempre casualmente scopriamo il GTA alla sede della Casa in Movimento mentre allestisce il suo sportello legale: per far ciò smantella il laboratorio creativo e altre parti della Casa che erano appena state messe in ordine con molta fatica da due nostre compagne.
A questo punto, essendoci chiaro l'atteggiamento di non-convivenza pacifica del GTA, chiediamo nuovamente, per la seconda volta, la restituzione delle chiavi. Per tutta risposta, ci viene detto che il GTA fa parte della Casa in Movimento e pertanto non intende esaudire la nostra richiesta.
21 ottobre 2010: si decide di fare l'ultimo tentativo di persona, comunicando i nostri motivi alla riunione del GTA e richiedendo, ancora una volta, la restituzione delle chiavi. La risposta è sempre negativa.
Visti i fatti, prendiamo la sofferta decisione di cambiare le serrature, avvisando i membri del GTA della nostra decisione.
A margine, facciamo le precisazioni che avevamo anticipato.
- Anche se è sempre facile parlare col senno di poi, riconosciamo che la scelta di comunicare via mail non è stata delle più felici. Però è stata fatta in assoluta buona fede. Se aveste vissuto in prima persona la riunione del 26 marzo e i successivi soprusi del GTA forse avreste capito.
- Riteniamo non banali la modalità di convivenza all'interno di uno spazio comune e di intervento sul territorio: una modalità come quella del GTA infatti mina le relazioni di reciproca fiducia e rispetto sia all'interno della Casa, sia all'esterno nelle iniziative in piazza con cui ci si relaziona con il territorio. Lo abbiamo sperimentato nelle occasioni dello sciopero dei migranti e del concerto. Le diverse modalità di intervento, culturale e politico, non sono infatti una questione di stile ma una questione di sostanza. Si tratta di scegliere tra un lento processo di dialogo che mira a dare la parola ai soggetti con cui si lavora (è questa la scommessa su cui si fonda la Casa), oppure si tratta di imporre la propria presenza, i propri discorsi, le proprie logiche, anche a chi non le condivide, trascinandolo suo malgrado in responsabilità che non ha mai scelto di assumersi.
- Il GTA non ha mai richiesto chiaramente e formalmente di incontrarci dopo la riunione del 26 marzo e non ha ci ha mai esposto il proprio progetto una volta che è stato delineato definitivamente (ammesso che ora lo sia, ancora non lo sappiamo): semplicemente ha risposto alle nostre comunicazioni via mail con dei generici richiami all'unità contro problemi e nemici comuni.
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Parte della gestione forse infelice, forse inefficace, di questa vicenda è dovuta al fatto che prima d'ora nessun gruppo ha richiesto di svolgere in modo permanente il proprio lavoro all'interno della Casa, ma la Casa ha ospitato solo riunioni occasionali o periodiche di movimenti indipendenti (ad esempio, il comitato genitori-insegnanti-studenti delle scuole di Cologno). Questo per dire che non abbiamo mai pensato ad un iter preciso e rigoroso per casi di questo tipo; tuttavia, provando a immaginarne uno, dovrebbe essere che un gruppo discuta con le associazioni della Casa un progetto con obiettivi e metodi chiari, e, naturalmente, che condivida il progetto Casa in Movimento. Oltre a ciò, cosa che abbiamo imparato non essere scontata, è che accetti quelle che riteniamo siano le universali convenzioni della convivenza civile tra persone.
Accettare che un gruppo agisca in totale libertà e autonomia significherebbe dargli la possibilità di agire con modalità che non sono condivise da tutti e, cosa peggiore, che la responsabilità delle sue azioni cadrebbe anche su chi quelle modalità e quegli obiettivi non li condivide.
E questo è decisamente in contrasto con l'idea che abbiamo della Casa in Movimento. - Ovviamente, l'aver fatto parte di gruppi della Casa in passato non garantisce in automatico la possibilità di creare nuovi gruppi e che questi abbiano alcun diritto verso l'utilizzo dello spazio Casa in Movimento, che, ripetiamo, oltre a essere quel progetto descritto all'inizio, è anche uno spazio di cui sono responsabili associazioni e persone ben precise.
Ci auguriamo che ora tutto sia più chiaro e che questo sia l'ultimo nostro intervento sulla faccenda. In ogni caso, se qualcuno ha voglia di saperne di più, ribadiamo la nostra disponibilità a chiarirne qualunque aspetto.
Casa in Movimento