Carta d’intenti
Nessuna pace senza giustizia
Nessuna giustizia senza verità
L’associazione “Laboratorio Contro La Guerra Infinita” persegue la crescita individuale, attraverso un libero confronto e scambio di pensiero, dove donne e uomini agiscono, sulla base degli intendimenti qui sotto riportati:
- Si ritiene un valore superiore la pace, da ottenere tramite l’affermazione dei valori della giustizia, della libertà e della verità, senza i quali non si può parlare una pace vera e giusta. Osserviamo che la guerra è divenuta lo strumento tra gli stati per affermare le disuguaglianze, le ingiustizie e la povertà esistente oggi nel mondo. Ripudiamo la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come dichiara la nostra costituzione.
- Tutti gli esseri viventi devono essere considerati persone e non merce, aventi pari diritti e gli stessi doveri in tutto il pianeta, senza alcuna discriminazione per sesso, razza, nazionalità e fede religiosa.
- Si persegue un mondo che non sia basato sullo sfruttamento delle donne, degli uomini e delle risorse della natura, nel quale siano eliminate le dipendenze economiche, morali e psicologiche, nel pieno rispetto di tutti gli esseri viventi (animali e piante) e delle leggi della natura.
- Si rifiuta, di conseguenza, il liberismo economico(senza regole) che nella realtà si traduce principalmente nello sfruttamento delle multinazionali sui popoli, riteniamo necessario un modello economico diverso e alternativo, e per raggiungere tale scopo adoperiamo tutti gli strumenti in nostro possesso quali, ad esempio, un consumo critico e responsabile, rivalutando il ruolo che ogni singolo uomo e donna ha nell’attuale società consumistica.
- Crediamo nella globalizzazione dei diritti civili, politici, sociali e sindacali e consideriamo la società multietnica e multiculturale modello di civiltà, capace di arricchire bambini, donne e uomini.
- Siamo nel modo più assoluto contrari alla pena di morte.
- Nel nostro agire rifiutiamo la delega, se non temporanea, applichiamo il principio della rotazione dei ruoli e crediamo nell’autoformazione come momento di crescita personale e collettiva, riducendo allo stretto necessario il ricorso agli “esperti”.
Cologno Monzese, 28 gennaio 2005